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Forme di chiglia Traduzione di Paolo Saccenti, da testo originale di Lester Gilbertlg11/at/soton.ac.uk
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Steve
Holland, uno studente del corso di yacht design a Sauthampton, mi ha ricordato
che si deve prendere in considerazione il flusso trasversale vicino ad uno
scafo munito di deriva. Questi sono i punti salienti:
Quando
uno scafo si inclina genera un flusso asimmetrico sott’acqua. Questa
asimmetria genera una piccola quantità di portanza, può non essere
vantaggiosa ma c’è. (questo indipendentemente dallo scarroccio N.d.t) La
portanza su un profilo tridimensionale, dovuta ad gli effetti di coda, ed al
risucchio dal lato in pressione a quello in depressione, genera un flusso
traversale. Lo scafo genererà quindi un simile flusso trasversale. Questo
flusso trasversale aumenta l’incidenza del flusso alla radice della deriva,
sommandosi allo scarroccio dello scafo che procede nell’acqua. Questo angolo
di attacco aumentato alla radice significa che la portanza generata dalla
deriva (per una particolare lunghezza della corda) sarà maggiore vicino allo
scafo. Le appendici sull’IKON aumentano la lunghezza della corda in questa
area aumentando così la portanza di una quantità non proporzionale al
cambiamento della lunghezza della corda da sola. Sfortunatamente questo NON
E’ UN FENOMENO VANTAGGIOSO visto
che causa un picco nella distribuzione trasversale della portanza vicino allo
scafo e allontana la distribuzione di portanza da quella di minima resistenza,
cioè quella ellittica, verso una distribuzione con più alta resistenza
all’avanzamento. Da queste considerazioni basate sulla minima resistenza
all’avanzamento verrebbe logico DIMINUIRE la lunghezza della corda alla
radice in modo da approssimare più possibile la distribuzione di pressione a
quella di minima resistenza, cioè ellittica. Può esserci un’altra buona
ragione per ridurre la lunghezza della corda della deriva di un scafo largo, e
cioè di ridurre l’effetto di aspirazione di aria della deriva e del timone
quando lo scafo sbanda.
A
causa della larghezza dello scafo, i modelli tipo “Skiff” possono portare
il gioco di vele massimo “A”
con venti più forti degli scafi stretti. Non è infrequente notare la radice
della deriva e del timone fuori dall’acqua se lo scafo sbanda
considerevolmente, e conseguentemente notare le
turbolenze che questo causa. Accorciare la corda dei profili (deriva e
timone) significa ridurre la resistenza, e riposizionare l’area tolta più
in basso, ben al di sotto della superficie dell’acqua, dove può
effettivamente lavorare. Forse è utile considerare con più attenzione il
cambio di area trasversale (e cioè di corda N.d.t) della deriva dalla radice
fino alla sommità. Data l’area totale trasversale della deriva è chiaro
che ci sarebbe bisogno, idealmente, di uno svergolamento per accogliere
l’angolo di attacco maggiore alla radice (cioè vicino allo scafo). La
deriva rotante non è permessa dal regolamento di stazza, ma realizzare un
profilo più spesso, alla radice della deriva, con il massimo spessore
spostato in avanti equivale ad uno svergolamento, perché un bordo di ingresso
più arrotondato asseconda meglio l’angolo di attacco più elevato. Lo
svantaggio, naturalmente, è che un profilo più spesso aumenta la resistenza.
Alternativamente si può avere il bulbo a torma di “L”, mostrato nella
prima figura. Quando la barca sbanda, il bulbo tenderà a svergolare la deriva
(a causa del suo baricentro decentrato N.d.t.) in modo da avere differenti
angoli dalla radice alla cima.
La
deriva, idealmente, dovrebbe torcersi
a causa del maggiore angolo di attacco alla radice, quindi ridurre lo
svergolamento a metà lunghezza per accogliere l’angolo normale di
scarroccio, ed infine svergolarsi in senso opposto alla sommità a causa della
perturbazione creata a monte, esattamente come la randa necessita dello
svergolamento a causa del flusso indotto a monte. Così se
creiamo un angolo di attacco alto alla radice
con un profilo più spesso con il massimo spessore ben
in avanti, forse possiamo realizzare lo svergolamento alla sommità
della deriva regolando con cautela la rigidezza torsionale della parte bassa
della deriva e piazzando il centro di gravità del bulbo prima del bordo di
ingresso. Questo ci dà una deriva a forma di L rovesciata con un bulbo
prominente, come mostrato nel secondo diagramma. Come la barca sbanda, il peso
del bulbo torcerà la deriva ed
indurrà un cambio di incidenza del flusso (wash out), causando il tipo di
flusso che serve per ridurre la resistenza di estremità e lo stallo
prematuro. In ambedue i casi, ponendo il bulbo in forma di “L” o “L”
rovesciata, la deriva e quindi il piano velico sarà molto in avanti o molto
indietro rispetto alle progettazioni attuali. Se noi abbiamo una sistemazione
a “L” rovesciata, presumibilmente la barca sarà meno agile nelle virate,
ma avrà migliore stabilità direzionale, rispetto ad una barca con la
sistemazione inversa cioè ad “L” regolare.
Larry
Robinson dà un avvertimento:
Io
ho pensato a questa idea di bulbo prognato qualche tempo fa, e ci ho lavorato
un po’. Il problema è che la deriva è così poco resistente alla torsione
da poter essere messa in vibrazione da onde della giusta frequenza, cioè
della frequenza critica della deriva più bulbo, (la frequenza critica è
quella frequenza alla quale un sistema si mette a vibrare se sollecitato con
un eccitazione istantanea, es una martellata N.d.t.) Quando questo accade la
barca praticamente si ferma. Sembra quasi che la barca si auto penalizzi. Io
penso che i benefici siano marginali, e nessuno skipper voglia avere una
barca che in queste condizioni è praticamente morta in acqua. Io penso che
tutti debbano essere coscienti che il problema esiste e che certe condizioni
di onda possano mettervi completamente fuori gioco. Infine, rifacendosi alle
considerazioni sulla simmetria dello scafo sbandato, più lo scafo è
simmetrico quando è sbandato, meno è la portanza prodotta da esso. Questo è
stato pensato per avere una barca più bilanciata e con tendenza meno orziera
nelle raffiche oppure nelle bonacce. Potrebbe essere che
uno scafo simmetrico anche quando è sbandato producesse meno
resistenza indotta, così come meno flusso trasversale sotto lo scafo,
consentendo alla deriva ed al timone di lavorare meglio. Sappiamo anche che
qualche progetto di scafo presenta
un’asimmetria maggiore di altri con lo scafo sbandato. Questi progetti
producono più flusso trasversale e portanza intorno allo scafo e, (stiamo
indovinando, naturalmente) possono avere dei benefici se la loro deriva è del
tipo ad “L”. Quando invece uno scafo è simmetrico quando sbanda, questo
genererà minore flusso trasversale e portanza, ed in questo caso la deriva
con bulbo a “T”, o leggermente prognata, sarà
la soluzione migliore.
©2000 Lester Gilbert, Steve
Holland, & Larry lg11/at/soton.ac.uk
Revised 00-11-17
Commento
del traduttore
Quest’articolo
non è di comprensione immediata. Per capirlo a fondo occorrerebbe avere
studiato l’andamento del flusso sotto lo scafo a barca sbandata. Le
conclusioni che comunque si possono trarre sono che alcuni soluzioni
“estreme” danno dei vantaggi solo in alcune particolari condizioni di
vento e mare. Posso aggiungere riguardo alle alette della deriva che, con poco
vento quando la barca non sbanda, contribuiscono ad avere una portanza
notevole vicino allo scafo. Ciò significa che la barca è molto veloce nel
riguadagnare velocità nelle virate di bolina, dove una buona portanza della
deriva impedisce alla barca di scarrocciare a bassa velocità. Dico questo per
esperienza personale, perché il mio Mururoa avendo una deriva esattamente
rettangolare e abbastanza stretta e sottile, guadagna molto nei lati
di lasco e poppa, mentre è lento nel bordeggio. Traduzione di Paolo Saccenti, da testo originale di Lester Gilbertlg11/at/soton.ac.uk
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