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La costruzione di un mio scafo in vetroresina: il DAMAN 472 di Daniele Mancuso.
Saluti
a tutti i visitatori del sito AMON. Mi
chiamo Daniele Mancuso e sono un modellista da oltre venti anni. Ho scoperto
le barche a vela da circa tre/quattro anni e tutto quello che ho imparato lo
devo al gruppo di San Giuliano. Spinto dall’amico Paolo Ratti ho deciso di
spiegare a chi si avvicina al nostro hobby come nascono i modelli da me
costruiti. Pertanto mi scuso in partenza se le spiegazioni non risulteranno
comprensibili a tutti. Prima
di iniziare una costruzione bisogna avere il disegno delle ordinate dello
scafo che si vuole realizzare mentre la coperta può essere costruita come
meglio piace, rispettando sempre le misure degli attacchi del fiocco, delle
scotte e dell’albero per rispettare la centratura del modello. Si procede quindi incollando le ordinate su un’asse e, "listellando" con listelli di tiglio si crea lo scafo che servirà da maschio per realizzare lo stampo in vetroresina. Allo stesso modo ho creato lo stampo maschio della coperta utilizzando un’asse dove ho fresato l’abbassamento che ospita il pozzetto dell’albero e con del compensato ho alzato la parte anteriore fig.1
Dopo
abbondante ingrassatura dello stampo maschio, lo si ricopre con uno spesso
strato di tessuto di vetro impregnato con resina epossidica (vetroresina epoxi
e non poliuretanica). Ad avvenuto essiccamento della resina, si estrae lo
stampo maschio. L’ingrassatura sopra citata é necessaria ad evitare che la
vetroresina s’incolli irrimediabilmente al legno del maschio. Lo
stampo femmina così ottenuto lo ho lisciato e poi verniciato. fig.2 Ora
con gli stampi femmina si comincia la costruzione vera e propria della barca.
Quindi ho ingrassato abbondantemente lo stampo e ho inserito due strati
leggeri di tessuto di vetro impregnandoli con la solita resina epossidica.
Sullo stampo femmina della coperta, insieme ai due strati di tessuto, ho
posizionato il pozzetto per l’albero che avevo precedentemente preparato
(fig.3), così formando con l’essiccamento della resina un corpo unico. fig.3 L’estrazione
dello scafo e della coperta dai rispettivi stampi, è un’operazione
particolarmente delicata e difficoltosa. Il prossimo passaggio è quello di
rifilare scafo e coperta a filo con lo stampo. Poi ho incollato sul bordo di
entrambi i pezzi un listello di balsa da 4x4. Nello scafo traccio la linea
longitudinale di mezzeria ed inserisco la tasca per la deriva e il tubetto per
il timone centrandoli molto accuratamente. Quando sono sicuro del centraggio
provvedo alla resinatura. A questo punto incollo la coperta sullo scafo con
colla epossidica bicomponente. Il risultato lo si vede in figura 4. fig. 4 una piccola parentesi: questo modello l’ ho chiamato “DAMAN 472”. Il 4 sta ad indicare che è la quarta versione. Ad ogni versione ho portato dei miglioramenti scopiazzando dai migliori scafi in circolazione, tanto che con la versione 372 ho vinto quest’anno la mia prima regata del campionato sociale AMON. Torniamo alla costruzione. Sulla coperta si nota la capottina che ho incollato successivamente perché, credo sia chiaro, non può essere fatta direttamente con lo stampo (fig.5). fig. 5 Siamo alla stuccatura di eventuali imperfezioni che viene eseguita con stucco metallico (da carrozziere). Poi vernicio con un fondo di stucco a spruzzo e, dopo una accurata carteggiatura con carta finissima e acqua, passo alla verniciatura. Per il bulbo zavorra, ho fuso il piombo in uno stampo che ho preparato in gesso. Ottengo le due metà del bulbo che incollo, carteggio e stucco come mostra la figura 6 fig. 6 Deriva e timone (fig.7) sono fatti in balsa e rivestiti con uno strato di tessuto in carbonio (due strati sulla deriva per aumentarne la rigidità) fig.7 La figura 8 mostra il risultato finito mentre la figura 9 mostra il particolare del pozzetto con capottina sulla coperta di uno scafo simile da me costruito precedentemente.. fig. 8 e fig. 9 Spero di essere riuscito a chiarire qualche dubbio, se invece li ho aumentati venite a trovarci a S. Giuliano dove c’è sempre qualcuno pronto a risolverli. Daniele Mancuso, maggio 2005
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